l'ultima
cena
L'affresco
è molto lacunoso: sono leggibili i nimbi dei Santi e pochi
frammenti di colore degli abiti.
Accessibilità
Parete sinistra, terzo registro, sesto riquadro da
sinistra
Testo
Analitico Ciclo di affreschi databili
alla metà del secolo XV le cui maestranze sono in parte
riconducibili a quelle coeve attive per la chiesa di Santa
Caterina d'Alessandria a Galatina.
Il secondo, terzo e quarto registro della parete nord illustrano
il ciclo cristologico, che si presenta stilisticamente omogeneo.
L'affresco dell'Ultima Cena è scarsamente leggibile a causa del
pessimo stato di conservazione: si distinguono alcune tracce di
colore ed i nimbi dei Santi.
L'episodio ricorda l'esodo degli Ebrei dall'Egitto o "Festa
della Liberazione" celebrata nella Pasqua ebraica.
E' un'iconografia centrale per la Chiesa cristiana perchè segna
l'istituzione del rito eucaristico nella liturgia.
Le fonti indicano la presenza di questa iconografia già nell'arte
paleocristiana, nei mosaici bizantini del VI secolo che
privilegiava il momento eucaristico rispetto all'annuncio del
tradimento fatto da Gesù durante la Cena.
Quest'ultimo aspetto fu invece evidenziato dal celebre dipinto di
Leonardo da Vinci nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie a
Milano.
dipinto
della trasfigurazione
L'affresco
è molto lacunoso sono tuttavia leggibili i contorni delle
figure.
Accessibilità
Parete sinistra, terzo registro, settimo riquadro
da sinistra
Testo
Analitico Ciclo di affreschi databili
alla metà del secolo XV le cui maestranze sono in parte
riconducibili a quelle coeve attive per la chiesa di Santa
Caterina d'Alessandria a Galatina.
Il secondo, terzo e quarto registro della parete nord illustrano
il ciclo cristologico, che si presenta stilisticamente omogeneo.
Il soggetto della Trasfigurazione si può trovare
nell'iconografia orientale già a partire dal VI secolo, quando
divenne festività per la Chiesa d'Oriente.
In Occidente, invece, tale commemorazione fu istituita solo nel
XV secolo.
La scena è riferita all'episodio della vita di Cristo che si
svolse, secondo la tradizione, sul Monte Tabor in Galilea dove
Gesù si trasfigurò manifestando la sua natura divina ai
discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni.
La luce è l'elemento che caratterizza tradizionalmente la
figura di Cristo: il suo volto ed i suoi abiti divennero
splendenti come il sole ed al suo fianco apparvero i profeti
Mosè ed Elia, simboli dell'Antica Legge.
Questo
dattiloscritto è stato tratto da una pagina sulla chiesa di Santo Stefano
del sito www.provincia.le.it
ed avrei citato l'autore se avessi ritrovato la
pagina.
www.turismo.provincia.le.it/home/risorse.php?id=744